Trapianto da donatore MUD incompatibile: il PTCy ci toglie dai guai?

La presenza di incompatibilità HLA tra il paziente ed il suo donatore non consanguineo rappresenta da sempre un fattore di rischio di aumentata GvHD e mortalità dopo trapianto. Un interessante studio prospettico GITMO mostra un’incidenza bassa di GvHD acuta associata all’impiego di PTCy nei trapianti 7/8.

L’impiego della ciclofosfamide ad alte dosi post-trapianto (PTCy), dopo l’introduzione del trapianto aploidentico T-repleto negli anni passati [1], si estende oggi anche ai trapianti da donatore non consanguineo in virtù della sua efficacia sull’incidenza di GvHD. E’ stato recentemente pubblicato uno studio multicentrico prospettico GITMO (the “PHYLOS” trial) con dati molti interessanti [2].

Grazie ad un lodevole sforzo collaborativo GITMO, sono stati arruolati 77 pazienti con diagnosi di AML o MDS e trapiantati in 26 centri italiani, tutti da donatore HLA-incompatibile 7/8 e cioè con una singola incompatibilità, antigenica o allelica, ai loci A, B, C o DRB1. L’incidenza di GvHD acuta grado 2-4 osservata a 100 giorni è stata di 18.2% e la non-relapse mortality a 1 anno di 9.1%. Da notare che il 93.5% dei pazienti ha ricevuto cellule periferiche.

Quest’importante lavoro mette un altro pezzo nel puzzle della migliore profilassi GvHD nel contesto dei trapianti da donatore non consanguineo, che negli ultimi anni stanno aumentando in maniera costante [3]. Studi futuri ci diranno forse qual è l’impatto della singola incompatibilità in presenza di PTCy.